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Ciclo-reportage di Mounir in Tunisia |
Mounir Romdhani
Mounir Romdhani è nato a Kairouan (Tunisia) il 24/12/1965, ha praticato atletica agonistica fino al 1987, l’anno in cui si e insediato il Presidente Ben Alì.
Data la situazione repressiva ha deciso di partire per l'Italia. Il 18 marzo 1988 ha preso la nave ed è partito verso Trapani, in Sicilia, dove è rimasto 18 mesi, poi si è trasferito in Piemonte, dove è rimasto per 4 anni.
Ha continuato a praticare atletica durante questi 4 anni nella squadra locale di Pinerolo.
Dopo Pinerolo è andato a vivere al monastero buddista "Sam Boji", dove ha fatto il custode per altri 4 anni, collaborando nella gestione della struttura.
Da alcuni anni vive a Milano.
Contatti
E-mail: mounir@24marzo.it - Skype: mouniromdhani - Cell: 333 649 7929 - Tunisia: 0021 624330592
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Il viaggio, le interviste, gli incontri...
Il mio viaggio inizierà il 12 aprile dal porto di Genova è la durata sarà di non meno di 45 giorni. In tutto quasi 2.000 chilometri da pedalare in bicicletta.
A Tunisi ho appuntamento con con Majdi Calbousiun, un fotografo che con un gruppo di ragazzi e usando Twitter hanno fatto uscire molte notizie sulla ribellione. Loro mi hanno promesso di farmi incontrare slim404, un bloger che è stato arrestato nei giorni dei disordini e che adesso è Sottosegretario nel Governo provvisorio.
Avrò un incontro anche con Madou MC, un rapper che ho già incontrato a Milano per l'evento che si è svolto alcuni mesi fa al Festival del Cinema africano. A Tunisi incontrerò anche molti studenti universitari e Nouri Bouzid, docente all'Ecole des Arts et du Cinema di Tunis. Incontrerò anche Fadhel Jaibi, regista tunisino da sempre oppositore del regime Ben Alì, la blogger Sara Boudali e la giovane cantautrice Neyssatou.
Tunivisions che mi ha chiesto una intervista per quanto riguarda il mio viaggio.
Poi mi dirigerò sulla costa ad Hamamet e Nabeul per incontrare i lavoratori alberghieri e i sindacalisti.
Terza tappa a Hergla da Mohamed Challouf, regista tunisino e organizzatore del Festival del Cinema Africano di Milano.
Da Hergla andrò a Monastir, città sempre avversa a Ben Alì perché si tratta della città natale di Bourghiba. Lì ho appuntamento con alcune persone che sono stati ferite nelle manifestazioni.
Poi Kairouan, la mia città natale, dove avrò un incontro con due prigionieri politici che sono stati torturati sotto il regime Ben Alì.
...Mounir Romdhani
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1. Tunisi
2. Hamamet e Nabeul
3. Hergla
4. Monastire e Sousse
5. Kairouan
6. Mahdia
7. Sfax
8. Gabes
9. Mednine
10. Gerba
11. Zarzis
12. Ras Jdir (confine con la Libia)
13. Tataouin
14. Matmata
15. Kkebili
16. Tozeur
17. Redeyef
18. Gafsa
19. Sidi Bouzid
20. Kasserine
21. Thala
22. Kef
23. Jendouba
24. Tabarka
25. Bizerte
26. Tunisi
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Mar Medirterraneo - 13.4.2011
La nave è ancora in acque italiane e la mia sensazione rispetto a questo viaggio non è ancora definita. Tutto sarà più chiaro al mio arrivo in Tunisia, anche se oggi al porto di Genova respiravo già aria di casa; sulla nave si sente parlare solo in arabo, ma la cosa che ha attirato maggiormente la mia attenzione è la presenza di molti libici. Continue e vivaci le discussioni fra loro e i tunisini…uno ha affermato che Ghadhaffi è il miglior leader arabo, accompagnato dalle risate di tutti i presenti. I tunisini si sentono forti delle conquiste già raggiunte e della cacciata del loro dittatore, mentre i libici continuano a pagare un prezzo alto e non si sentono sicuri del risultato. Anche tra i tunisini però qualcuno è preoccupato della mancanza di sicurezza, altri sostengono che si arriverà ad una situazione stabile solo fra molti anni, e c’è chi afferma che indietro non si torna, a costo della vita…io invece penso che ho voluto la bicicletta e adesso pedalo!Mounir
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Tunisi - 14.4.2011
Finalmente ho preso la nave e sono in campo nella bella e maltrattata tunisia.
E’ facile spiegare cosa ho trovato, un paese libero da una famiglia mafiosa e una polizia corotta, che come codardi sono scappati; lo si nota appena si arriva al porto: poca polizia e doganieri servizievoli! E’ cambiato tutto, ancora adesso non mi capacito che i tunisini siano sono stati in grado di fare tutto questo, la longa mano del regime e stata spezzata, sbranata senza pietà; sono stati presi a calci e se ne meriterebbero ancora.
Appena uscito dalla dogana mi è venuto dietro un giovane polizziotto che ha iniziato a farmi domande sul viaggio, il tempo di permanenza, la logistica…dopo le prime tre domande, gurdandolo negli occhi gli ho chiesto: “questo è un interrogatorio?” lui ha fatto un passo indietro e mi dice: ”no, volevo solo farle sapere che siamo a sua disposizione se ha bisogno, sono nuovo e voglio essere al servizio del mio paese e poi non ho mai visto un tunisino che fa quello che sta accendo lei!!!”. Tempo fa queste cose non succedevano, non erano pensabili i toni ne il contenuto di questo breve scambio verbale con la polizia, sono davvero cambiate le cose ed ho pensato a tutti quei tunisini che potevono fare molto per il mio paese ed invece sono stati constreti a fuggire. Mi sono avviato a la Goulette neanche un km dl porto, volevo assaggiare l'aria per un ciclista; ho fatto un giro e nessuno mi ha degnato di particolare interesse, uno sguardo e via, come se fossi a milano. Si notava la gioia, l'orgoglio, la fierezza della gente, le coppie passeggiavano mano nella mano e altre si baciavano liberamente, anche i comportamenti prima erano codificati dal regime…ora è tutto tranquillo!!! Sono andato in albergo lungo il mare, doccia e poi sono uscito per mangiare; ho trovato un ristorante non lontano dall'albergo ,sono entrato mi sono seduto e a un tavolo vicino c’erano sedute 5 persone che bevevono birra e vino alla luce del sole e senza problemi, la televisione collegata su Aljazeera e ogni volta che si parlava di Ben Ali iniziavano ad imprecare con gusto e senza censura; io meravigliato ridevo e stringevo il pugno in segno di felicità e gioia!!!
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Tunisi - 15.4.2011
Il giorno dopo mi sono diretto verso la capitale che dista dieci km da la Goulette. La strada porta in una piazza adiacente al Ministero degli Interni, che io ho battezzato ministero delle torture, tutto intorno filo spinato, militari, guardia nazionale e polizia. Sono rimasto fermo a guardare, mi sono seduto e dicevo a me stesso di stare buono e calmo; sentivo la rabbia che mi saliva, volevo gridare “bastardi, assassini, figli di puttana! L’ho fatto, ma a bassa voce, sono passato davanti ed ho scattato qualche foto, finche non mi si è avvicinato un militare, che mi invita a smetterla di fare foto; gli ho risposto con un certo tono di sfida, che questo é il mio paese e io faccio le foto che mi pare e piace; a quel punto ha desistito. Avevo appuntamento con Sleh Freedom fratello di Nefissa Labidi, ci siamo accordati di vederci a casa sua dopo l’intervista ala televisione on line Tounivision. Ho percorso una decina di km per arrivare, la vita scorre tranquilla, c’è un po di spazzatura per causa dello sciopero dei netturbini, ma mai paragonabile a Napoli. Fatta l'intervista ho ripercorso la strada e mi sono diretto verso la casa di Sleh Freedom, dove ho trovato un’accoglienza generosa e gentile. Abbiamo mangiato, gli ho presentato il progetto e poi gli ho fato una bella intervista. Più tardi e venuto a prendermi un amico conosciuto su Twitter, che mi ha portato al Circolo Italo Tunisino della capitale, dove si incontra tutto il gruppo Twitter, europei, africani, tunisini tutti insieme a godersi la compagnia e la birra, un ambiente sereno, tutti lavoratori, studenti, gente impegnata e attiva, che non ha nulla da invidiare all'occidente. Ho incontrato Aziz Amami con cui mi sono trattenuto un pò per spiegarli il mio progetto e gli ho strappato la promessa di un incontro per un’intervista.
Oggi dalla periferia sono sceso di nuovo nella capitale per un rendezvous con un amico, Majdi Calboussi. Colazione in Avenue Habib Bourguiba poi due interviste; la prima ad un’amica francese, che lavora da cinque mesi per la FAO e un’altra attivista molto deciso a non lasciare fiato a chi pensa di riportarci indietro.
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Tunisi - 16.4.2011
Oggi partirò per Zaghouan dove incontrerò amici di Ben Hammouda. Credo la capitale sia meno importante del resto del Paese e me lo stanno confermando tutti, perche la rivoluzione ha fatto scoprire ai bene stanti capitolini che in certi zone del paese si sta veramente male, ma che quella gente merita la loro ammirazione e il rispetto di tutti, perche grazie a loro è successo quello che tutti sappiamo!
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L'Unità - 16.4.2011
I nuovi Mille: Munir in bici verso la Tunisiadi Andrea Satta
Pedalando verso Venegono Inferiore con Gianni Cletta, nella primavera, sulla Varesina, incontrai una bicicletta. La pedalava Munir, un tunisino che parlava lombardo, di cognome Romhdani. A pedali, venni a sapere che era in Italia da vent’anni e che il 13 aprile sarebbe partito dal porto di Genova proprio per la Tunisia. Un tunisino volontariamente tornava a casa, mentre gli altri, per venir da noi, affogano giorno e notte coi barconi. Pedalava troppo forte, per me, Munir e forse anche per il Cletta, che pure queste strade le conosce bene perché ci è nato. E forse, anche per il mondo, che invece nessuno conosce abbastanza.
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Zagouan - 17.4.2011
Ultimo giorno con Calboussi. Siamo andati all’incontro con i ragazzi di Twitter, persone gentilissime, educate e molto istruite, studenti universitari, informatici, imprenditori e tanto altro che non hanno nulla da invidiare agli europei. Ciò che mi ha detto Majdi Calboussi non lo dimenticherò mai, testualmente questo: “questa rivoluzione ci ha fatto scoprire quanta differenza c’è fra noi e quelli che stanno all’ interno del paese, schiavizzati e maltrattati, gente che vive alla giornata e di stento”.
Ben Hammouda mi ha chiamato per dirmi che a Zagouan mi aspettavano ed ho ripreso il mio viaggio…
50 Km prima di arrivare a Zagouan ho incontrato meravigliosi resti romani, c’è un tempio ben conservato che varrebbe la pena visitare.
Sono stato accolto bene , ho visto il paese: per loro vedere un tunisino in bici è una novità assoluta.
Ho incontrato i ragazzi del Comitato per la Difesa della Rivoluzione e intervistato persone serie che non intendono mollare per nessun motivo al mondo. Vanno in giro da informarsi dei problemi della gente e raccolgono le loro richieste, preparano dossier e li portano al sindaco, si fanno sentire, fanno il lavoro che dovrebbe fare il sindaco stesso, occuparsi delle problematiche della popolazione ma… siccome il sindaco è lì per volere del governo e non tramite elezioni locali, come pratica di un sistema vecchio e mafioso, loro chiedono semplicemente che si comporti da concittadino.
Per quanto riguarda la sicurezza a Zagouan non ho incontrato problemi, anche quando sono partito dalla capitale la gente mi salutava, c’ è poca polizia e quel poco che è rimasto sa con certezza che il margine di errore è limitato…credo che abbiano paura e fanno bene, perché la gente è stufa del vecchio sistema, non vuole più essere umiliata da questi signori, che sono lì per garantire l’ordine, e non per rubare, torturare civili innocenti.
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Zagouan - 18.4.2011
Si pedala per la libertà, pensando sempre a VIK… la gente ha voglia di parlare e di raccontare senza paura; la libertà di espressione la si nota ovunque si vada, le persone parlano discutono con un libertà infinita…ogni giorno ricevo conferma dell’importanza di questo viaggio e di tutte le sue valenze.
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Monastir - 19.4.2011
Questa mattina sono partito da Zagouan verso Monastir, dove abita mio fratello, con una tappa a Enfidha.
La strada da Zagouan fino ad Enfidha è un saliscendi con distese di campi di grano e olive: si sentono i profumi nell’aria…nulla a che fare con quella di Milano. Le persone che ho incontrato sono state care, contadini giovani e anche ragazze. A Enfidha c’è un artista di nome Habib, pittore e vignettista, che ha avuto la sventura di finire nel Ministero delle Torture e uscire con sei denti in meno perchè non era allineato al sistema…abbiamo parlato e mi ha fatto vedere i suoi quadri. E’ il custode del’archivio storico di Enfidha, 30 mila documenti che ho visto con i miei occhi.
Ho avuto il piacere d’intervistare una ragazza con il velo che fa parte del Comitato, le ho chiesto di dirvi qualcosa liberamente e senza un minimo di preparazione; le ho chiesto semplicemente di rivolgersi alla donne occidentali ed in particolare a quelle italiane e mentre lei parlava io piangevo! Da Enfidha mi sono diretto verso Sousse, poi Monastir percorrendo strade grandi ma battute da un traffico costante di mezzi pesanti.
Vorrei prima di tutto dire una cosa: mandare a quel paese le scuole guida che non fanno il loro lavoro come si deve, il Ministero dei Trasporti che se ne sbatte e tutti quelli che mentre guidano non hanno rispetto per la vita umana… un camion mi è passato così vicino che mi ha toccato le borse, buttadomi fuori dalla strada. Il cretino ha continuato la sua strada senza fermarsi, è stato uno spavento enorme ma mi è andata bene grazie anche al casco. Sono arrivato a Monastir alle cinque del pomeriggio distrutto e stanco.
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Monastir - 20.4.2011
Il tempo è nuvoloso e stanotte ha piovuto. Ho delle informazione nuove: Ben Ali e sua moglie Leila nei giorni della Rivoluzione giravano la capitale dentro un blindato per verificare la situazione personalmente, sono ammissioni del suo capo scorta ! L’ altra notizia è che Bouazizi non è visto bene, perché pare la vicenda che lo ha visto protagonista abbia delle ombre…pare non sia laureato e che quando è andato a chiedere la sua merce fosse ubriaco ed abbia offeso la poliziotta che gli ha detto che la bilancia non gli sarebbe stata restituita; a quel punto Bouazizi gli ha detto: “allora mi darai le tue tette per pesare la merce”…ed è a questo punto che è partito uno schiaffo e uno sputo da parte della poliziotta, che ieri è stata rilasciata dagli arresti domiciliari”.
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Reset Italia - 21.4.2011
Una breve cronistoria di Doriana Goracci sui blogger tunisini: …anche oggi 21 aprile è “Una mattina mi son svegliata e pedala la Libertà”...
I fatti si svolgono a Tunisi: Mounir Romdhani mi chiama alle 21 in Italia, per dirmi che è in un bar affollato con un gruppo di giovani tunisini e con loro El Aziz Amami, professione blogger. Stanno preparando un’ intervista e parlando della morte di Vittorio Arrigoni, un altro blogger che è volato via, per volontà disumane, il 14 aprile. Mounir mi conferma che domani mi invierà le foto di quanto accompagnerà il suo viaggio in bicicletta, portando con sè, il nome di Vik. Chi è El Aziz Amami? A gennaio 2011 sto dandomi alle ricerche in rete…leggo Tunisia, arresti di blogger dissidenti e siti oscurati: Appelli di Reporters sans frontieres e di Amnesty International dopo almeno cinque casi di oppositori del regime scomparsi. Avevano messo online la rivolta civile contro la corruzione e l’ aumento dei prezzi…Tra gli arrestati c`è anche un rapper di 22 anni, Hamada Ben Amor, conosciuto con lo pseudonimo di “Generale” e autore di un brano musicale celebre su internet dal titolo “Presidente, il tuo popolo è morto”…Da ieri non si hanno notizie di Hamadi Kaloutcha, blogger e militante…Il ciberdissidente Sleh Edine Kchouk, militante dell`Unione generale degli studenti della Tunisia (Uget) è stato arrestato a Bizerte (60 chilometri a nord ovest di Tunisi) e il suo computer confiscato…Slim Amamou ed El Aziz Amami, due blogger, sarebbero stati arrestati anche loro secondo quanto riferito a Rsf e all`Afp da attivisti per i diritti umani e da un loro amico giornalista. El Aziz Amami ha inviato un sms alla fidanzata dicendo di essere stato arrestato. Amami aveva seguito le proteste nella città di Sidi Bouzid. Il suo blog è stato reso inaccessibile….Le tracce di Slim Amamou si perdono ieri intorno alle 13, ora in cui, secondo il blog collettivo indipendente tunisino in lingua francese “Nawaat.org`, i suoi amici e colleghi non hanno più avuto sue notizie e in cui non è tornato a lavoro…” Finanche Il Giornale.it ,il 10 gennaio aveva scritto: Rivolta del pane, in prigione 5 blogger e un rapper. Tra i 5 c’è lui menzionato, El Aziz Amami, nella lista dei cyber dissidenti finiti dietro alle sbarre.
Il 25 gennaio c’è una specie di “riconoscimento”: “LA RIVOLUZIONE DEL GELSOMINO VIAGGIA SUL WEB”
I social network ed i blog principali fonti d’informazione nei convulsi giorni che hanno portato alla caduta di Zine El Abidine Ben Ali. Twitter, Wikileaks ma soprattutto Facebook ed i blog. Dietro la grande mobilitazione del popolo tunisino che ha portato alla caduta di Zine El Abidine Ben Ali, dopo 23 anni incontrastati al potere, ci sono anche i social network e la blogosfera…I servizi segreti tunisini non sono riusciti a censurare l’enorme flusso d’informazioni provenienti dai social network, soprattutto Facebook, in quanto quest’ultimo mescolando il pubblico con il privato ha reso difficile il lavoro dei censori che oltre a dover controllare una mole enorme di scambi d’informazione (su wall, post, commenti e foto di centinaia di migliaia di utenti) non riuscivano sempre a stabilire se un utente stesse parlando a titolo personale, se si stesse confessando con un amico oppure se stesse diffondendo un messaggio preciso ad altre persone. E’ questo è uno dei motivi per cui su questa piattaforma la censura del regime è stata meno efficace….”
In quei giorni ho conosciuto Mohamed Ben, e poi lui Mounir Romdhani…blogger del mondo che pedalano in Libertà, impossibile da incarcerare… Auguri al Festival del Giornalismo, noi pedaliamo verso altri raduni, confidando in un po’ di attenzione, come quella di Andrea Satta sull’Unità e l’intervista splendida che mi ha inviato su Facebook Sara Boudali per Tunivisions: Tour de Tunisie en Vélo “Mounir Romdhani fait découvrir la Tunisie à travers une tournée à vélo”.
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Kairouan - 22/24.4.2011
Il tempo non è propizio agli spostamenti in bicicletta, freddo, vento e pioggia hanno deciso di accompagnarmi in questi giorni, per cui mi dirigo verso l’interno ed approfitto di fermarmi qualche giorno a Kairouan, mia città natale, dove ho molte persone da intervistare tra parenti, amici e conoscenti.
kairouan mi ha riportato alla mia gioventù; l'ho girata in lungo e in largo, ho parlato con amici e parenti e anche qui le forze dell'ordine corrotte sono scappate e non credo torneranno, perché non oso immaginare cosa gli accadrebbe; dico questo perché hanno usato metodi violenti, hanno torturato e arrestato persone innocenti, hanno estorto beni e denari a tutti; una parte della gente chiede che vengano giudicati, altri dicono che non c’è bisogno, perché prima o poi finiranno nella rete della vendetta; se vogliono vivere non devono più farsi vedere qui e di perdono nessuno vuole sentir parlare.
Ai ragazzi del mio quartiere devo riconoscere che sono bravi nel mantenimento della sicurezza, ma politicamente non sanno esprimersi, non hanno mai fatto politica, parlano per sentito dire e sono quindi facilmente manipolabili!
Un altro problema che sta venendo a galla e di cui tutti parlano è che se volevi un lavoro dovevi pagare, perciò i dipendenti statali sono sotto fuoco continuo; adesso chi ha qualità e competenze vuole avere il diritto a un posto di lavoro con modalità di accesso trasparenti e non è più disposto ad accettare che la corruzione permanga nelle maglie del sistema.
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Mahdia - 25/26.4.2011
Coro di bambini per la Palestina
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