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La memoria ostinata


Il saggio di Benedetta Calandra combina vari approcci disciplinari. Si propone come riflessione sul metodo storico: l’uso delle fonti orali, il rapporto tra memoria e storia, l’uso della storia e la peculiarità della “storia del tempo presente”.

L’elaborazione metodologica si coniuga ad un’analisi sociologica e antropologica sul processo intellettuale che è dietro al “processo di transizione alla democrazia” grazie all’analisi delle associazioni argentine create per ricordare i desaparecidos e chiedere “verità e giustizia”.

L’associazione H.I.J.O.S. (Hijos por la Identidad y la Justicia, contra el Olvido y el Silencio) si colloca lungo una linea di continuità con quelle delle Madri e delle Nonne che l’hanno preceduta, ma ha caratteri propri e si differenzia negli scopi e nelle attività. Oltre a garantire, per la sua stessa natura, occasione di riflessione sul rapporto dei giovani con la memoria, Hijos ha due funzioni principali: 1) la ricerca di una propria identità in giovani che, non solo sono stati privati di uno o di entrambi i genitori, ma che, molto frequentemente, hanno appreso da adolescenti il perché della loro assenza 2) la realizzazione di azioni di protesta contro i colpevoli delle violazioni dei Diritti Umani che non hanno pagato il loro crimine a causa di una legislazione che li ha resi non perseguibili sul piano giuridico.
L’analisi di Hijos è preceduta da una breve introduzione che traccia le linee essenziali degli avvenimenti argentini tra i primi anni ’60 ed oggi.

Il saggio vuole privilegiare il caso argentino come esperienza di lotta per la difesa della memoria, attraverso tre generazioni di attivisti per i Diritti Umani: le nonne, le madri ed i figli delle vittime del regime.

Il libro tratta quindi di “memorie incorporate” dotate cioè di una propria fisicità che trovano nella continuità con le madri e le nonne il motivo profondo di una “memoria ostinata”.

Il lavoro si sviluppa in quattro capitoli, portatori di titoli che ben delucidano la programmaticità scientifica assunta dall’autrice. Il primo, “Irruzioni”, delinea il contesto e l’insieme delle congiunture storiche in cui il movimento Hijos trae origine e sviluppo. Vi è la descrizione dell’organizzazione e di come la sua costituzione incarni un’irruzione della memoria nella società argentina. Gli eventi pubblici organizzati per sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti dei Diritti Umani o per commemorare le vittime della dittatura, rappresentano delle brecce nella memoria della nazione. La loro opera rappresenta quindi, sia una rottura, una protesta, un’opposizione, che un elemento di continuità.

Il secondo capitolo, “Identità”, prende il nome del primo gruppo di lavoro in cui si viene accolti partecipando all’organizzazione Hijos. Il gruppo rappresenta un laboratorio per il recupero e la ricostruzione della memoria. Il racconto delle proprie esperienze consente ai ragazzi di ricostruire un mosaico unico, in cui il vissuto di ognuno rappresenta una tessera di un quadro in cui tutti loro possono riconoscersi. Lo studio consente così un’importante riflessione sulla generazione mancante, sui genitori di questi giovani vittime che cercano un recupero dell’identità nella militanza della memoria.

Entra in questa fase dell’opera la testimonianza storica derivata dalle interviste ai protagonisti, fonti orali di grande valore.
Il terzo capitolo si chiama “dissonanze”, poiché sottolinea e rimanda ad elementi di conflitto. Le “memorie divise” sono rappresentate dalle diverse eredità che i genitori desaparecidos hanno lasciato. Questa peculiarità si inserisce nel dibattito più ampio riguardante la conflittualità e l’ambiguità del complesso processo di “riconciliazione nazionale”.

Il quarto capitolo, “spazi”, racconta l’attività di Hijos, descrivendo come vengono occupati gli spazi urbani utili al raggiungimento degli obiettivi dell’organizzazione. Esempio delucidante è quello degli “escraches” manifestazioni mirate allo smascheramento dei militari che tuttora vivono protetti dall’impunità.
Il testo termina con un’importante riflessione sulle fonti e sulla metodologia necessaria alla scientificità del lavoro. Data la scarsa distanza cronologica degli eventi trattati e la loro traumaticità, viene richiesto l’utilizzo di una molteplicità di strumenti per le fonti e per le procedure che le indagini hanno richiesto.

La descrizione finale delle consulenze utilizzate e dell’organizzazione del lavoro si coniuga all’accurata bibliografia rendendo il saggio una preziosa risorsa a cui attingere per chiunque sia interessato allo studio di quell’epoca storica argentina.


Benedetta Calandra, La memoria ostinata. H.I.J.O.S., i figli dei desaparecidos argentini, Carocci, Roma 2004.






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