"Enrico Pankonin, era mio zio, zio che non ho conosciuto perché la dittatura di Videla, Massera ed Agosti l’ha fatto diventare un “desaparecido”.
Purtroppo non ho avuto l’occasione di conoscerlo, di parlare con lui, d‘avere almeno uno scambio di idee. Enrico è stato uno dei dirigenti di “Franja Morada”, la gioventù radicale di La Plata. Era un militante concreto ed audace, credeva nei cambiamenti. Aveva la speranza ed anche la consapevolezza di quello che accadeva in Argentina negli anni ’70. Ma continuò sempre, non si fermò mai.
Anzi, diffondeva tutto il possibile le idee, i valori in cui credeva. Non le importavano i rischi, ma di avere un paese ed un continente diversi.
Così ha fatto fino il 1 ottobre 1976, data nella quale venne sequestrato, assieme alla moglie, Cristina Fernández Zapico, giornalista ed insegnante di Storia.
Più tardi, anche mio zio Aldo Pankonin, ha dovuto abbandonare il paese per non fare la stessa fine. Finì in esilio in Brasile e poi Messico, ed è rientrato nel ‘83 in Argentina una volta finita la dittatura.
Enrico, Aldo ed anche mio padre, Carlos, sono figli di Giuseppina Natalia Abis, nata in Sardegna, e di Ernest Pankonin, un soldato polacco che ha combattuto per la liberazione dell’Italia nella “Compagnia Anders”. Nell’anno ’46, Giuseppina, Ernest ed il piccolo Enrico che era nato a Roma, iniziano il loro percorso verso la Argentina
Il sogno era quello di dimenticare le tragedie della guerra, la povertà, ma non immaginavano che sarebbe stato peggio là, al sud del sud, con morti strani, con troppe sofferenze, con colpi e scomparse, con troppi finali inconclusi…"
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