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Mostra fotografica "ESMA" |
L'ESMA (foto di Marcelo Brodsky),
Angelamaria Aieta Gullo, Susana Pegoraro e Giovanni Pegoraro
E.S.M.A. è la sigla della "Escuela Superior de Mecánica de la Armada", ovvero la scuola meccanici della Marina militare. Si Tratta di un'area di 14 ettari, sita al centro-nord della città di Buenos Aires, che ospita un complesso di palazzine, costruite nei primi del '900, dove hanno sede le diverse scuole. Nella zona riservata all'alloggio degli ufficiali -tra il 1976 ed il 1983- sono stati alloggiati illegalmente migliaia di detenuti (anche italiani) e tra questi Angelamaria Aieta, e Giovanni e Susana Pegoraro.
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L'Aula Bunker di Rebibbia ed il P.M. Francesco Caporale
L'8.6.2007 ebbe inizio presso l'Aula bunker del carcere di Rebibbia, a Roma, il dibattimento del processo per l'omicidio dei Pegoraro e della Aieta. Le indagini istruttorie ed il dibattimento sono stati condotti dal P.M. Francesco Caporale.
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Italo Moretti, testimone del coraggio
Durante il dibattimento sono stati sentiti 35 testimoni provenienti da diverse città italiane (Roma, Torino, Milano, Brescia, Verona, Bologna e Bari) e da diversi paesi (Argentina, Spagna, Francia, Svizzera, Venezuela e Stati Uniti).
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Eduardo Luis Duhalde ed Enrico Calamai
I testimoni durante le prime udienze hanno cercato di rendere conto del quadro generale dove si sono compiuti i singoli omicidi. Per questo hanno deposto l'atatuale Segretario di Stato per i Diritti Umani del Governo Kirchner, Prof. Eduardo Luis Duhalde, e l'allora Console italiano a Buenos Aires, Enrico Calamai(a cui molti italo-argentini devono il fatto di aver avuto salva la vita).
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Il giornalista Moretti ed il massone Gelli; difensori e accusatori
Molti sono state le testimonianze sulle complicità e le collusioni con cui poterono contare in Italia i militari argentini della dittatura. Diversi si sono riferiti a Licio Gelli che ricevette durante la sua latitanza tre passaporti argentini confezionati all'ESMA.
I militari contavano con avvocati difensori d'uffico. Le parti civili erano assistite dagli avvocati Marcello Gentili, Giancarlo Maniga, Nicola Brigida ed Ernesto Magorno. La Presidenza del Consiglio dei Ministri dagli avvocati Giovanni Pietro de Figueiredo e Andrea Fedeli, mentre la Provincia di Cosenza era assistita da Roberto Pagnoncelli. Gli avvocati Gentili e Maniga assistevano anche le associazioni "Abuelas de Plazxa de Mayo" e "Familiares".
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"Madres" e "Familiares"
Durante la dittatura sono sorti in Argentina diversi organismi che radunavano le vittime: le "madri" degli scomparsi (Madres de Plaza de Mayo), i familiari (mogli, frattelli) dei prigionieri politici e degli scomparsi (Familiares), le "nonne" dei bambini nati nei campi del regime e rubati dal militari (Abuelas de Plaza de Mayo). Nel processo di Rebibbia erano parti accusatoria le "Abuelas" , per il caso Pegoraro, e i "Familiares", di cui Angelamaria Aieta era stata una dei primi esponenti.
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Vera Vigevani e Lita Boitano, la gioia ed il dolore
Vera Vigevani Jarach, di "Madres de Plaza de Mayo - Linea Fundadora" e Lita Boitano di "Familiares" sono due donne italiane (vedove) i cui unici figli sono tutti desaparecidos. Due donne che per molti anni hanno costruito vincoli di solidarietà, di riflessione e di impegno tra l'Italia e l'Argentina.
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I figli nella testa e nel cuore
I militari non solo sequestravano le persone, manche i loro oggetti, le loro fotografie. I militari non volevano che rimanesi traccia dei desaparecidos. Le madri, i familiari, e , oggi, i figli invece protano con orgoglio i loro nomi e le loro immagini sui fazzoletti, nelle spille, nelle magliette. Volti sempre presenti e per sempre giovani.
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Marcello Gentili interroga, Horacio Verbitsky risponde
Gli avvocati Marcello Gentili e Giancarlo Maniga assistono le parti civili dal 1988 e sono stati determinanti anche durante la lunga istruttoria. Molti dei testimoni sentiti sono noti giornalisti, giuristi e dirigenti di organismi per la tutela dei diritti umani che hanno lavorato anch'essi affianco delle parti civili per ottenere che si celebrasse questo processo.
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Magdalena Ruiz Guiñazú e Munú Actis Goretta
Altri testimoni hanno descritto le vicende politiche e giudiziarie argentine che hanno portato all'impunità di criminali noti e intoccabili. Altri testi invece hanno raccontato delle sofferenze subite sulla propria pelle -bruciata e martoriata- e delle difficoltà per soppravvivere all'orrore del campo e all'incomprensione della società.
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Hebe Lorenzo, testimoniare il dolore
Nei giorni della prigionia Angelamaria Aieta dormiva nel materassino di fianco, e la rinfrancava e incoraggiava a resistere. Hebe, figlia di un colonnello, riuscì ad uscire dall'ESMA. Se ne andò dall'Argentina e non vi fece più ritorno. Hebe abita da allora in Francia e fa l'attrice, soprattutto in spettacoli per bambini. Lei ha deposto a Rebibbia nel gennaio 2007, e solo allora -per la prima volta- ha reso pubblico il proprio dolore.
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Mario Villani
Mario era allora, ed è tuttora, un fisico; uno abituato a ragionare sulle cose e sul perché delle cose. E' stato in 5 campi ed è sopravvissuto aggiustando televesori e apparecchi elettronici per i militari. Ora vive negli Stati Uniti e quando ha visto pubblicate le foto di Abu Graib ha detto: "io lì ci sono stato. Ero nudo nel gruppo. Il cane mi voleva mordere". Mario lotta contra la tortura perché l'ha conocsiutra.
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Immagini rubate all'ESMA
Uno dei testimoni del processo, Victor Basterra, riuscì a rubare i negativi delle foto di militari e di alcuni "desaparecidos" che erano state scattate dentro l'ESMA.
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Il caso Gullo
Nel corso del processo venne provato che Angelamaria Aieta, venne sequestrata il 5.8.1976 a casa sua e portata all'ESMA dove venne torturata, maltrattata e uccisa con un volo della morte nelle ultime settimana di settembre. I figli, Dante e Leopoldo Gullo, hanno potuto aprendere dai diversi testimoni come si sono svolte le ultime settimane di vita della loro madre. E' stato provato poi, che Angelamaria, non venne uccisa per punire il figlio Dante -noto dirigente peronista-, ma perché le sue attività di denuncia, di solidarietà e di sostegno ai prigionieri politici erano intollerabili per il regime.
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Il caso Pegoraro
E' stao provato che Giovanni Pegoraro venne sequestrato insieme alla figlia Susana l'8.6.1977 a Buenos Aires e portato all'ESMA. Giovanni Pegoraro è stato ucciso con un volo partito a metà del mese di agosto. E' stato provato poi che Susana partorì una bambina i primi giorni del mese di novembre e che venne uccisa intorno a Natale. La bambina è stata presa dal Prefetto Febres e probabilmente regalata ad una familigla di militari. Inocencia Luca Pegoraro poté sentire e vedere le trestimonianze delle persone che vissero accanto al marito e alla figlia i loro ultimi giorni.
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Contumacia
Il processo si svolse con quattro imputati contumaci (ovvero, informati del procedimento in corso ma che hanno preferito non assistervi) e uno, Jorge Raúl Vildoza, latitante (scappò via dall'Argentina quando tornò la democrazia nel 1984 e non venne mai preso).
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"In nome del popolo italiano": cinque ergastoli
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