Vera Vigevani e Carla Tallone, Il silenzio infranto; il dramma dei desaparecidos italiani in Argentina, S. Zamorani Editore, Torino 2005
Nella prefazione Ernesto Sabato definisce il libro come un importante contributo al tentativo di far luce sul destino toccato a migliaia di cittadini, un libro che permette di avvicinarsi alla verità, un libro che testimonia quella militanza della memoria che è capace di spingere la sua lotta aldilà dei confini della Giustizia.
Le autrici partono dal presupposto che in questi anni si sia parlato, a riguardo dei tristi eventi accaduti in Argentina durante l’ultima dittatura militare, molto dei carnefici e pochissimo delle vittime. La raccolta di testimonianze dei loro familiari e dei sopravvissuti alla repressione è il tentativo di portare al di fuori della sofferenza personale dei protagonisti queste vicende e rendere così il ricordo un’arma di battaglia per il presente. Rendere quelle vite spezzate utili agli altri, insieme ai loro ideali, alle loro passioni, tentare di riscattarli come persone, per le loro vite.
Oltre alle testimonianze di familiari e desaparecidos italiani e italo-argentini vi sono quelle di sopravvissuti alle carceri, capaci di raccontare meglio di qualsiasi altro e di proporre un’analisi dell’accaduto che allora non si poteva fare. Molte delle loro intuizioni dell’epoca sulla società argentina si sono rivelate corrette e già questo costituisce parte dell’omaggio alla memoria dei desaparecidos.
Per quanto riguarda le ricostruzioni storiche hanno collaborato tre giornalisti italiani che lavorano da anni in Argentina: Livio Zanotti, Riccardo Benozzo e Maurizio Salvi.
Nella sezione “Ricordi e memorie” vi è il racconto di Enzo Giustizi, sacerdote italiano che collaborò con gli organismi di difesa dei Diritti Umani e che operò coraggiosamente per tentare di salvare molti prigionieri. La testimonianza di due giovani registi, Marco Bechis e Daniele Incalcaterra, che hanno tradotto sullo schermo le loro esperienze argentine di quegli anni. Bechis è un sopravvissuto alla repressione e l’altro ha seguito con una figlia di desaparecidos ed un gruppo di antropologi le indagini per rintracciare i corpi sepolti come NN e la loro successiva identificazione, analizzando la necessità umana di chiudere una storia di vita con una tomba ed un lutto.
Per quanto riguarda l’operato della diplomazia italiana dell’epoca viene intervistato Bernardino Osio, Primo Consigliere della nostra Ambasciata di Buenos Aires, che ebbe contatti diretti con alcuni familiari che cercavano parenti scomparsi e si adoperò per rintracciarli. Si aggiunge il racconto di Filippo di Benedetto, dirigente sindacale italiano residente in Argentina, che lavorò a stretta relazione con il Console Calamai ed infine la riflessione dell’allenatore di pallavolo Julio Velasco che visse quel periodo e grazie ai suoi studi filosofici si lancia in una riflessione mirata a trarre dal passato gli insegnamenti utili per il presente.
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